Conta di più la macchina o il pilota? Questo il dilemma che affligge il mondo dei motori, il quesito che ha turbato il sonno di generazioni di appassionati di scommesse Formula 1.
I grandi campioni del passato, bisogna sottolinearlo, non sarebbero diventati le leggende che tutti conosciamo senza le Ferrari, le Benetton, le McLaren e parliamo di nomi altisonanti come Schumacher, Lauda, Prost, Senna.
Allo stesso tempo però, grandi scuderie con piloti mediocri non avrebbero raggiunto grandi risultati. Questo è evidente, ma comunque non dimostrabile.
Chi vince in F1 non è sempre il migliore e chi resta nelle retrovie non è sempre un pilota di Serie B. La Formula Uno, come anche gli altri sport motoristici non è una disciplina equa, anzi spesso chi lotta per il titolo e vince fior di Gran Premi, è artefice di prestazioni inferiori a quelle dei colleghi che lottano al centro del gruppo o nelle retrovie.
Qualunque sia il tuo nome, se la macchina non va, non va. Non ci sono dubbi, alcuni piloti sono riusciti a far crescere il mezzo, meglio di altri, se lo avessero lasciato come trovato, non sarebbero andati molto lontano.
Grandi piloti e grandi macchine
Un esempio illustre è sicuramente Schumacher, che è innanzitutto un grande collaudatore che ha aiutato la Ferrari a crescere portandola sulla giusta strada e lo stesso vale anche per altri piloti di F1.
Lo sviluppo porta quindi crescita, sia da parte dell’auto che da parte del pilota e insieme potrebbero arrivare dunque al successo. All’inizio conta molto di più la vettura, perciò i piloti meno esperti che si presentano con buone auto hanno sicuramente la strada spianata.
Se Lewis Hamilton avesse debuttato nel 2007con la Force India, sarebbe il Campione del Mondo 2008 che tutti conosciamo? Con ogni probabilità, no. Come se Paul Di Resta, che comunque è un buon pilota, avesse debuttato su McLaren: sicuramente non si troverebbe dove è ora.
Ma gli esempi si sprecano, pensiamo ad esempio a Jenson Button nel 2009, pilota costante ma dal talento inferiore ad Alonso, Hamilton o Vettel. Cosa succede? Button vince il titolo iridato con una BrawnGP lasciandosi dietro gli agguerriti concorrenti.
Per non parlare di Sebastian Vettel, che ha dimostrato le sue capacità già nel 2008 su Toro Rosso. Nel GP D’Australia di quest’anno è stato il dominatore della gara grazie alla Red Bull progettata da Adrian Newey. Se avesse guidato un’Hispania, non si sarebbe presentato sulla griglia come ad esempio Liuzzi.
Conclusione
Ma quindi? Tirando le somme, in una condizione di monopolio delle gomme (fondamentale per la vittoria di un team), pilota, gomme e vettura hanno la stessa percentuale di importanza nel progetto di vittoria, con almeno l’1% di imprevedibilità o fortuna. Ricapitolando quindi, per rispondere alla domanda iniziale se conta di più il pilota o la macchina, secondo noi:
- 33% Pilota
- 33% Macchina
- 33% Gomme
- 1% Fortuna